thismustbetheplace-podcast
thismustbetheplace

Il podcast

Uno spazio di storie vere per ripensare i diritti, ovunque ci troviamo

Com’è vivere l’oppressione nella vita di tutti i giorni nello spazio pubblico e come si lotta contro tutto questo? This Must Be The Place è il nuovo podcast che attraversa Spagna, Grecia e Italia per raccontare le storie di chi sfida ogni giorno le regole imposte, rivendica diritti e possibilità negli luoghi che troppo spesso escludono, discriminano e respingono.

Disponibile in italiano, inglese, spagnolo, catalano e greco, ogni puntata oltrepassa i confini linguistici e connette battaglie comuni in contesti diversi: la rivendicazione dei diritti delle persone con disabilità, il diritto alla sicurezza nello spazio pubblico, la discriminazione delle persone transgender sul lavoro, il diritto all’aborto ostacolato da sistemi sanitari e legislativi, la violenza strutturale che esclude le donne e comunità LGBTQIA+ dallo spazio pubblico.

“Il problema non è la disabilità, ma la società che ci disabilita”, afferma Adele nel primo episodio dedicato alla disabilità e all’accessibilità degli spazi pubblici.

“Io confermo e riaffermo di non avere avuto nessun trauma da questa esperienza. Nessun ripensamento, nessun pentimento, nessun problema psicologico”. Nel secondo episodio Sofia, dall’Italia, sfida la narrazione mainstream sul trauma post-aborto.

Giulio, nel terzo episodio, racconta l’ennesimo caso di transfobia in ambito lavorativo: “Una persona aveva fatto un colloquio per un lavoro, che aveva superato brillantemente e quindi assunta. Al momento della firma del contratto, dicendo che ancora nel documento c’era il suo dead name, non è stato più assunto”.

This Must Be The Place è un progetto di educazione per l3 adult3 e per l’inclusione delle donne e delle soggettività LGBTQIA+ nello spazio pubblico realizzato con il sostegno dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ INDIRE nell’ambito del programma “Cooperation Partnerships in Adult Education”.
Finanziato dall’Unione europea. Le opinioni espresse appartengono, tuttavia, al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente le opinioni dell’Unione europea o dell’Agenzia esecutiva europea per l’istruzione e la cultura (EACEA). Né l’Unione europea né l’EACEA possono esserne ritenute responsabili.