Testo e foto di Claudia Faunzia -L’ermeneutica mercenaria è l’interpretazione dei significati nascosti dietro le mani callose e le unghie ricoperte di terra dei commercianti de la Plaza Minorista di Medellin.
Un disordine progettato secondo un ordine ad esso intrinseco. La logica del caos regna tra le grida intonate di chi venditore sa di esserlo fin da prima del concepimento. “A la orden” urla guardandoci esitante, la donna paffuta intenta a sgranare chili di piselli verdi. Lui invece i passanti non li guarda neanche, faccia al muro immerso in un mare di ceste, con le patate riesce quasi a parlare. Chili e chili di foglie dell’inflorescenza femminile (pannocchia) fanno da tappeto rosso che conduce al paradiso del mais “chocolo”. Torna insistentemente alla mente la figura di quell’uomo col cappello scuro a coprire parzialmente il volto e i jeans macchiati di fango, lo chiamano desplazado: «la guerra colombiana -diceva- è sempre stata un attentato alla dignità contadina».
Girato l’angolo un’altra visione; in religioso silenzio stava mangiando la sua zuppa calda direttamente dalla pentola quando intravide l’occhio della mia fotocamera. Alzò contemporaneamente lo sguardo incuriosito e il braccio che non reggeva il cucchiaio. Attese che fossi sufficientemente vicina prima di indicare la vetrina delle erbe aromatiche. Non rispondeva alle mie domande, indicava e continuava ad ingurgitare adesso quasi disinteressato. La mia mano sulla sua spalla bastò a ricompensare la generosa condivisione.
I mercati contadini in Colombia sono scrigni di sapere. Il vecchio legno delle bancarelle, le mattonelle sporche, l’aria gremita di odori raccontano storie di vita, a volte felice, spesso irrimediabilmente difficile; storie di lotte che hanno avuto successo seppur parziale e altre che sono rimaste annichilate dalla violenta stretta dell’imposizione capitalista. Plazas come questa c’è ne sono tante distribuite e perse lungo tutto il territorio colombiano, da Cartagena all’Amazonia.
L’ermeneutica mercantilista si nasconde anche all’interno di Plazas alquanto peculiari. Non ne avevo mai sentito parlare ed è stato un gruppo di giovani costruttori di equità a far luce sulla mia ignoranza. Camilo ha solo undici anni eppure conosce tutte quelle che ci sono nel quartiere di San Pedro, ce le indica ad una ad una sulla mappa sociale che abbiamo disegnato insieme. Lì vendono qualsiasi tipo di droga: bazuco, cripa, perico, così inizia la dettagliata lista offertaci da Laidy: “Y luego venden tambien un papelito que se derrite a contacto con la lengua” (E poi vendono una cartina che si scioglie a contatto con la lingua). I bambini sono costretti a sapere più di quanto dovrebbero alla loro puerile età. Sanno anche dove avvicinarsi potrebbe essere molto pericoloso. Sara dice che nella sala da biliardo accanto alla polleria ci vanno solo quelle bambine a cui piace stare con gli uomini più grandi, glielo ha detto la mamma che ha anche raccomandato di non entrare per nessuna ragione. “Profe, pero aca no hay nada de todo eso” (Qui non c’è niente di tutto ciò) – grida Juan riferendosi alla Corporacion Amiga Joven – “Estamos seguros”.
Il governo colombiano, come altri nel mondo, adotta la política della zona de tolerancia in cui prostituzione e droga acquistano un carattere di apparente legalità all’interno di aree circoscritte. Si dice che possa essere utile per evitare conflitti in ambito urbano, eppure si rivela una misura del tutto insufficiente se non deleteria. Lo stato purtroppo ignora, o non è sufficientemente forte per gestire le inondanti conseguenze che queste misure comportano. La gioventù non è al sicuro. Non lo è da nessuna parte escluso all’interno di organizzazioni sociali come Amiga Joven che nascono proprio in risposta a questa decadenza centralizzata e divengono porti sicuri per le giovani generazioni. La zona de tolerancia non solca la soglia di ingresso, qui si celebra la libertà dalla stretta morsa de las Plazas de Consumo e della prostituzione infantile. Qui si impara a rispettare la diversità e si riacquisisce un diritto molto spesso rubatoci alla libera espressione. Qui è un costante meravigliarsi nel nuovo germogliare dell’infanzia. E torni ad essere bambino, anche solo per un paio d’ore.
Qui il silenzio implode nella risata impetuosamente contagiosa dell’innocenza.