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Strage di Utoya, a 5 anni dal massacro breivik
Anders Breivik in tribunale durante il processo

Sono passati 5 anni dalla strage di Utoya e dall’autobomba nel centro di Oslo.

Il 22 luglio 2011 infatti furono realizzati due attacchi coordinati che causarono in totale 77 vittime e più di 300 feriti.

Il primo attacco consistette nell’esplosione di un’autobomba nel centro di Oslo, nel quartiere Regjeringskvartalet, ovvero l’area dove si trovano i palazzi del governo norvegese, avvenuta alle ore 15.25.

L’autobomba era stata parcheggiata di fronte al palazzo ospitante gli uffici del primo ministro, al tempo Jens Stoltenberg. Nell’esplosione che ne seguì persero la vita 8 persone mentre i feriti furono 209, alcuni con danni permanenti.

In realtà la bomba era solo un diversivo, il secondo, e principale, attacco avvenne circa un’ora e mezza dopo sull’isola di Utoya, dove era in corso un campus organizzato dai giovani del Partito Laburista Norvegese.

Un uomo vestito con una uniforme simile a quella della polizia e provvisto di documenti falsi giunse sull’isola e aprì il fuoco sui ragazzi inermi. Ne uccise 69 e ne ferì 110. Quello del 22 luglio 2011 fu l’attentato più grave mai avvenuto in Norvegia dalla fine della guerra mondiale.

Il responsabile degli attacchi era Anders Behring Breivik, trentaduenne norvegese simpatizzante dell’estrema destra e fondamentalista cristiano. Rinviato a giudizio, fu processato per strage tra il 16 aprile e il 22 giugno 2012 a Oslo.

In tribunale affermò di aver compiuto gli atti per mandare un “messaggio forte al popolo, per fermare i danni del partito laburista” e per fermare “una decostruzione della cultura norvegese per via dell’immigrazione in massa dei musulmani”, queste le sue testuali parole.

Riconosciuto sano di mente e condannato come unico responsabile della strage, il 24 agosto a Breivik fu inflitta la pena massima prevista dal codice penale norvegese; ovvero a 21 anni di carcere prorogabili di altri 5 per un numero indefinito di volte qualora, a pena scontata, fosse ancora ritenuto socialmente pericoloso.Strage di Utoya, a 5 anni dal massacro

Nella sua lucida follia, Breivik ha avuto il tempo anche di scrivere un memoriale intitolato “2083-Una dichiarazione europea d’indipendenza nel quale l’autore della strage di Utoya si definisce come “anti-multiculturalista, anti-marxista, anti-sionista, anti-islamico e fondamentalista cristiano”.

Ha fatto parlare, in un tempo in cui spesso la giustizia si confonde con la vendetta, la sentenza dell’Alta Corte Norvegese che ha condannato lo Stato per aver violato i diritti di Breivik.

Secondo i giudici norvegesi, aver costretto all’isolamento e a frequenti perquisizioni con lunghi periodi ammanettato costituirebbe una violazione dei diritti umani del detenuto, a cui è stato riconosciuto un risarcimento di circa 35 mila euro.

In un periodo in cui si parla di fondamentalismi religiosi, questa storia mette tristemente in evidenza come spesso è la follia di un singolo a distruggere più di quanto riesca a fare qualsiasi organizzazione terroristica, aldilà della fede religiosa che, in questi casi, passa davvero in secondo piano.

La strage di Utoya dimostra ancora una volta come fomentare l’odio verso “il diverso” è sicuramente la strada più pericolosa e sbagliata da percorrere.