20 anni fa, il 26 marzo 1995, entravano in vigore gli accordi di Schengen, oggi uno dei capisaldi della concezione di unità europea.
Il trattato prevede la possibilità per i cittadini di muoversi liberamente all’interno dell’area Schengen (ovvero i territori dei Paesi firmatari) senza doversi sottoporre ai controlli di frontiera sulle persone. Gli accordi furono firmati a Schengen, in Lussemburgo, nel 1985 tra i governi di Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Olanda, dalla stipula degli accordi passarono 5 anni per arrivare alla firma della Convenzione che implementava e prevedeva le procedure, eccezioni e garanzie per rendere effettiva la libertà di circolazione. Nati all’esterno della UE (allora CEE), gli accordi e la convenzione furono però inseriti successivamente nel quadro normativo ed istituzionale comunitario facendone il perno della libertà di movimento garantita ai cittadini europei.
La convenzione, firmata il 19 giugno 1990, vide l’adesione sin dai mesi successivi di altri Paesi. La prima a sottoscriverla fu l’Italia nel novembre di quell’anno, seguita tra il 1991 e il 1996 da tutti gli altri membri dell’Unione Europea; finché nel 1999, con il Trattato di Amsterdam, gli accordi furono integrati nella UE, andando a costituire il cosiddetto primo pilastro del progetto europeo e quindi allargati a tutte le nazioni che sarebbero entrare nell’Unione in futuro.
Ad ogni modo non c’è un perfetto parallelismo tra i Paesi membri dell’UE e quelli di Schengen, infatti se da un lato gli accordi sono estesi anche a Paesi non comunitari come Islanda, Norvegia, Svizzera, Liechtenstein, senza dimenticare Monaco, Vaticano e San Marino per il tramite di Italia e Francia; dall’altro lato, Gran Bretagna e Irlanda (membri Ue) non hanno aderito a Schengen. Questi ultimi due Stati hanno deciso di esercitare la loro opt-out (ovvero il potere di derogare ad alcune regole comunitarie) mantenendo in tutto o in parte i controlli sulle persone alle frontiere.
Ancorché relativamente giovani e nati fuori dall’UE, gli accordi di Schengen sono entrati nell’immaginario collettivo europeo come una naturale e intangibile conquista dell’Europa unita, infatti la possibilità di potersi muovere all’interno dei confini comunitari è oggi considerata non negoziabile anche dalla maggior parte dei più forti euroscettici. Del resto, anche da un punto di vista psicologico, nulla come il diritto di muoversi liberamente all’interno di un territorio, da la sensazione di essere in una comune casa, anche se questa casa, in realtà, è ancora lontana dall’essere completata.