Il Salar De Uyuni, in Bolivia, è la più grande distesa di sale al mondo. Dieci miliardi di tonnellate di sale. Grande come la regione Abruzzo. Formatosi da un gigantesco lago preistorico, è luogo ostico, inospitale, freddo. È completamente arido. A causa del sale, infatti, non esiste alcuna forma di vita in questo deserto. Situato a oltre 3500 metri d’altezza, in inverno le temperature notturne possono toccare anche i -30 sotto lo zero. Il freddo è indescrivibile, i venti soffiano fino a 100 km/h, il mal di testa causato dall’altitudine uccide ed il clima secco screpola le labbra fino a spaccarle. Negli altipiani di quella regione, al confine col Cile, comincia il Deserto di Atacama, il più arido al mondo! 50 volte più secco del deserto del Sahara.
La bellezza del Salar acceca letteralmente, causa il potente riverbero di luce solare sulla sua superficie bianchissima, composta da esagoni irregolari – dovuti alla filtrazione dell’acqua – e perfettamente piana per tutta la sua estensione – oltre 10.000 km – fatta eccezione per l’Isla de Pescado, una piccola isola/collinetta ricoperta da cactus che si stagliano fino a 10 metri d’altezza! Sono i più alti del mondo, vero miracolo naturale. Le protagoniste assolute del Salar de Uyuni sono le stelle. In quella regione si trovano alcuni dei più importanti osservatori astronomici al mondo. Il Salar è anche la più grande riserva di litio al mondo. In molti punti del deserto, questo crea dei cortocircuiti nelle apparecchiature elettroniche. Bussole, spesso anche macchine fotografiche, vanno in tilt. Nella stagione estiva – che è la stagione delle piogge – il Salar De Uyuni si trasforma in un immenso specchio d’acqua che riflette a terra le grandi nuvole e il cielo azzurro, un azzurro molto intenso per via dell’aria molto rarefatta. L’effetto è strabiliante, forse la cosa più vicina al concetto classico di “Paradiso” che si può osservare su questo pianeta. Descriverlo a parole è impossibile. Cercati quale immagine online. Ho giurato a me stesso di tornarci in estate per ammirare il Salar anche nella versione “specchio”.
Fabio Covais www.facebook.com/rigaworldtour