Questa mattina presso la sede della Casa della cooperazione, a Palermo, è stato presentato “Come.In – Approcci interattivi e Creativi per la scoperta di altre culture”, un progetto che testa pratiche innovative per l’integrazione di rifugiati in quattro Paesi mettendo in rete l’esperienza di associazioni e organizzazioni no-profit operanti in ambito sociale: CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud (Italia), Circolo ARCI Porco Rosso (Italia), Associazione Tavola Tonda (Italia), Associazione Maghweb (Italia), Encardia (Grecia), The People for Change Foundation (Malta) e APEL Service Association (Romania). Una partnership creativa che raccoglie insieme idee e persone e riunisce l’esperienza di più settori per stimolare una risposta più chiara, rapida, concreta e sostenibile alla sfida mondiale delle migrazioni.
La cultura genera integrazione
Attraverso strumenti crossmediali (dal linguaggio audiovisivo a quello multimediale) si promuoverà l’integrazione dei rifugiati in Europa, il senso di cittadinanza, la comprensione e la ricchezza della diversità. Il progetto infatti coinvolgerà artisti e la società civile nella realizzazione di laboratori creativi indirizzati ai rifugiati accolti nei Paesi coinvolti. Le attività permetteranno di esplorare e ricostruire le identità narrative dei migranti, contribuendo alla creazione di nuove opportunità per i cittadini stranieri e fornendo al contempo ai cittadini europei un’opportunità unica per la scoperta e la comprensione di altri valori e culture differenti. “Il progetto è una esemplare possibilità di contaminazione tra culture importanti – dichiara Sergio Cipolla, Presidente del Ciss, associazione capofila del progetto – e rappresenta una buona pratica da replicare grazie alla dimensione di scambio internazionale”.
Quelli coinvolti nel progetto sono infatti quattro tra i principali Paesi al centro della crisi europea rispetto ai flussi migratori in arrivo: tra questi, la Sicilia ha un ruolo di punta all’interno del sistema di accoglienza e gestione dagli sbarchi, e conta la presenza di tre hotspot operanti in tre zone costiere dell’isola. Si tratta di terre di migrazioni, simbolo di grandi esodi e miscellanee culturali dentro cui è possibile tracciare i profili dei protagonisti di improvvisi mutamenti sociali.
Negli ultimi anni sempre più spesso le migrazioni sono usate per evocare paure, conflitti, tensioni. Tra le altre città protagoniste del progetto, l’esperienza di Palermo, prossima Capitale della Cultura 2018, racconta una storia millenaria che testimonia quanto le migrazioni possano essere ricchezza, contaminazione positiva di valori, esperienze e solidarietà. Partendo dalla consapevolezza che il confronto e la circolazione delle idee, sono la soluzione dinanzi alle reazioni violente al cambiamento, Come.In prova a declinare il linguaggio dell’accoglienza affiancando al sostegno istituzionale quello basato sulla comunità, abbattendo gli spazi di emarginazione, coinvolgendo i rifugiati appena arrivati in un quadro di sostegno integrato. In particolar modo il progetto mira a supportare le cittadine e i cittadini rifugiati e migranti, alla socializzazione e all’espressione completa di se stessi, senza necessariamente saper parlare la lingua del paese ospitante. Utile, in tal senso, è la creazione di piattaforme di apprendimento che promuovano il rispetto e la conoscenza della diversità, dell’educazione interculturale, dei valori democratici e di cittadinanza attiva.
Le attività
I laboratori sono stati pensati per innescare processi di integrazione positiva sulla base della conoscenza delle culture d’origine e delle identità delle persone coinvolte. Sette le attività, alcune già attive, altre prossime alla partenza, e destinate a 470 rifugiati. 200 i docenti, artisti e operatori culturali, giovani e studenti coinvolti. A far da volano all’intero progetto, e ai laboratori che partiranno nelle prossime settimane, è l’attivazione del Centro di orientamento culturale rivolto a rifugiati presso lo “Sportello Sans-Papiers” organizzato da Arci Porco Rosso, realtà che già oggi consiglia e indirizza, facendo da primo hub, centinaia di “sans-papiers” (gli immigrati sprovvisti di documenti di cittadinanza e di identità) verso altre realtà grazie alle quali i migranti hanno modo di ricevere, ad esempio, assistenza legale gratuita, sotto la supervisione di docenti e con la collaborazione di avvocati professionisti, per il riconoscimento della protezione internazionale. Grazie al circolo Arci che ha sede nel cuore di Ballarò, i rifugiati hanno la possibilità di colloquiare nella propria lingua parlata, sia essa inglese, francese o dialetto d’origine (principalmente wolof, mandinka, fula, bambara, djoula) grazie alla presenza di preparati mediatori. Proprio a questi soggetti che quotidianamente si radunano attorno alla realtà associativa, cercando ascolto, sostegno, confronto e condivisione, saranno destinate le attività laboratoriali del progetto.
“Partiamo dalla consapevolezza che molti dei problemi dei migranti hanno a che fare con la modalità con cui noi, oggi più di ieri, collochiamo queste persone in una posizione colpevole o di irregolarità – commenta Fausto Melluso di Arci Porco Rosso – Il Centro è un luogo dove le persone possono venire liberamente, ed essere indirizzate a servizi di ogni tipo, da quelli sanitari ai supporti legali, e con “Come.in” verranno indirizzati verso laboratori di tipo culturale. I destinatari – continua Melluso – non sono solo i migranti che si trovano in strutture di accoglienza ma soprattutto coloro che si trovano fuori da questi percorsi. Sono proprio loro i soggetti spesso esclusi da ogni tipo di integrazione”.
Altro tassello importante sarà la creazione di un laboratorio musicale indirizzato ai rifugiati a Palermo e Atene, che attraverso suoni, ritmi e melodie, favorirà l’abbattimento delle barriere linguistiche favorendo gli scambi culturali. “Il primo dei laboratori in partenza sarà proprio il nostro – aggiunge Marco Tarantino, Presidente di Arci Tavola Tonda – Cominceremo sabato 1 aprile con un gruppo di 11 ragazzi e ragazze, e cominceremo a giocare con gli strumenti per costruire un primo rapporto musicale. La loro voce, la loro musica verrà registrata e resterà nel tempo per testimoniare la loro permanenza a Palermo indipendentemente da dove li porterà la vita in futuro. Raccoglieremo canti, ninna nanne, riferimenti culturali che porteranno alla costruzione del Canzoniere del migrante. Non indagheremo sul loro viaggio, ma sulle persone, sui ricordi, sulle culture, sulle radici e per far ciò serve prima creare un legame umano e una relazione di fiducia.
Partendo dalle produzioni artistiche dei laboratori indirizzati ai rifugiati in Italia, Grecia e Malta verrà creato lo spazio interattivo e multimediale “Migrants’ routes” (“Rotte migranti”): “Si tratta di una esperienza in realtà aumentata, a metà tra un’istallazione e una mostra. – spiega Pasqua Candia del Ciss – Una simulazione, un gioco di ruolo, capace di creare una inversione dei ruoli: ricreeremo il percorso del viaggio migratorio, dalla partenza al processo di identificazione nell’arrivo e l’esperienza di fruizione sarà spiazzante”.
A queste attività si aggiungerà nei prossimi mesi la realizzazione di un documentario che raccolga i percorsi e le storie personali dei rifugiati coinvolti nel progetto, in modo da migliorare la percezione generale della differenza culturale (in Italia, Malta e Romania); un laboratorio fotografico per rifugiati, per la ricostruzione di identità narrative attraverso la fotografia; un workshop transnazionale per operatori sociali, artisti e rifugiati; la realizzazione di una piattaforma gratuita on-line per la pubblicazione della mostra interattiva.
A curare l’intera identità grafica del progetto è l’associazione Maghweb: “Scardinando l’approccio etnocentrico al modo di comunicare il tema dell’accoglienza ci siamo rifatti ai lineamenti di una casa che riporta cinque motivi decorativi riferiti a cinque aree del mondo: – spiega Gabriele Tramontana, Presidente di Maghweb – dai richiami alla Cattedrale Palermo, alla cultura greca, dai motivi delle abitazioni tipiche in romania, alle decorazioni maltesi ed in fine un riferimento alle grafiche decorative dell’Africa subsaariana. Perché tutti si possano sentire a casa”.
“In questo momento storico serve chiedersi quali possono essere le misure capaci di creare continuità culturale e percorsi di coesione, per evitare la dispersione. – è il commento dell’Assessore alle attività sociali Agnese Ciulla – Serve interrogarsi sulle le forme e modalità utili al confronto, e avere la consapevolezza delle storie degli altri. Il flusso migratorio a cui assistiamo non si arresterà facilmente, e non è possibile tamponarlo, sarebbe come costruire una diga di carta di fronte ad uno tsunami. Solo il confronto e l’accoglienza ci possono salvare”.
La rete di associazioni
“Come.in” rappresenta un vero e proprio caso virtuoso di sinergia e collaborazione: la proposta progettuale, mettendo in rete realtà eccellenti in ambito sociale, è risultata tra le sole 12 ammesse da “Creative Europe” – programma di cooperazione transnazionale tra organizzazioni culturali e creative all’interno e al di fuori dell’Unione Europea“, all’interno di una competizione che raccoglieva 234 proposte. Solo il 4% delle candidature inviate ha ricevuto approvazione, con un punteggio minimo rasente l’eccellenza (91/100).