Ieri sera Palermo ha voluto aprire le danze, prima città italiana tra le sessanta che hanno aderito all’appello della ‘Marcia degli Scalzi’. Molto più che un semplice corteo, un’esternazione di solidarietà, un modo concreto per affermarsi e ribadire che non c’è più spazio per il silenzio, che non c’è più spazio per muri e barriere all’entrata. Apriamoci all’uomo, oggi, perché domani potrebbe essere già troppo tardi.
Un lungo foglio sfila tra i manifestanti, una lista che ricorda i nomi degli oltre 20.000 che hanno pagato con la vita il tentativo di arrivare in Europa, di poter ancora immaginare un futuro. Ci sono tanti, tantissimi piedi scalzi. E c’è una città che per una sera sfila unita a testimoniare il dramma che ogni giorno vivono i migranti in fuga dalle guerre, dalle persecuzioni e dai massacri. Partiti da Piazza Verdi, gli scalzi hanno riempito via Ruggero Settimo per poi puntare dritti al porto di Palermo, simbolo dell’approdo, dell’arrivo di chi con il cuore pieno di dolore lascia casa per cercare speranza. C’è chi dice siano stati in diecimila a partecipare, chi ne ha contati molti meno. C’è il sindaco, c’è qualche bandiera, ma per una sera non contano né i numeri né i volti più o meno rappresentativi. C’erano tanti, tantissimi piedi scalzi, questo si. E dato che si trattava della marcia degli scalzi, a noi di Maghweb basta così.
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