Sono passati 37 anni dall’incidente Vela, episodio conosciuto anche come “flash del sud Atlantico”. Era il 22 settembre 1979 quando un satellite americano di tipo Vela individuò un improvviso e isolato lampo di luce, di origine sconosciuta, tra l’Atlantico meridionale e l’Oceano indiano, a sud del Sudafrica.
All’epoca dei fatti, si ritenne probabile che si trattasse di un’esplosione dovuta a un test nucleare, e il Sudafrica fu indicato come uno dei più probabili responsabili.
Tuttavia, le ricerche di elementi che potessero confermare tale ipotesi ebbero sempre esiti negativi o comunque incerti. La successiva analisi dei dati ad opera di una commissione d’inchiesta, nominata dall’amministrazione dell’allora presidente americano Jimmy Carter, giunse alla conclusione che l’evento, più che la superficie terrestre, avesse interessato il satellite, indicando nell’impatto di un micrometeorite con il satellite la spiegazione maggiormente plausibile del cosiddetto incidente Vela.
La questione negli USA era comunque dibattuta per le implicazioni politiche della vicenda. Nel 1999, il Republican Policy Committee non accolse a pieno le tesi della commissione nominata dal democratico Carter. Il comitato repubblicano, infatti, concluse: “Permane dell’incertezza sull’eventualità che il lampo registrato nell’Atlantico meridionale nel settembre 1979 dai sensori ottici a bordo di un satellite Vela statunitense fosse una detonazione nucleare e, in tal caso, su chi fosse il responsabile”.
Il Sudafrica aveva un programma di sviluppo di armi atomiche e la posizione geografica del presunto test sembrava indicare il Paese dell’apartheid come l’autore più probabile. In realtà, dopo la fine del regime segregazionista, il Governo ha consentito l’accesso a molti documenti relativi al programma atomico e si è scoperto che il Sudafrica non avrebbe avuto la capacità di costruire un’arma simile prima del novembre 1979, ovvero due mesi dopo l’incidente. Tali dati sono stati inoltre confermati anche da un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
Negli anni successivi, ad ogni modo, sono emersi nuovi elementi, senza mai però arrivare ad una risposta certa su cosa accadde veramente quel giorno di 37 anni fa. Nonostante la teoria dell’errore del satellite sia la più credibile, molti, spesso sostenuti da blog e community più che da prove tangibili, sembrano suggerire un’altra origine dell’incidente Vela.
Nel febbraio 1994 Dieter Gerhardt, un ex alto ufficiale della marina sudafricana e spia sovietica, dichiarò che il test era un’operazione segreta congiunta tra Israele, che aveva capacità nucleare da circa un quinquennio, e il Sudafrica. Gerhardt, tuttavia, ammise di non essere stato direttamente coinvolto nell’operazione e di averne saputo in modo non ufficiale e indiretto, circostanza che lascia la sua dichiarazione piena di incertezze.
Il 20 aprile 1997 il quotidiano israeliano Ha’aretz citò il ministro degli Esteri sudafricano, Aziz Pahad, che in alcune dichiarazioni confermava il lampo come un test sudafricano. Furono riportati, inoltre, vecchi rapporti secondo i quali Israele avrebbe comprato 500 tonnellate di uranio dal Sudafrica per il reattore nucleare di Dimona, il prezzo sarebbe stata l’assistenza per la progettazione delle armi nucleari.
Poco dopo lo stesso ministro sudafricano però smentì, affermando di essere stato frainteso mentre riportava solo alcune voci che circolavano da anni.
Dieci anni fa, un agente della CIA in pensione, Tyler Drumheller, che aveva prestato servizio in Sudafrica negli anni ‘80, affermò nel proprio libro “On the Brink”, di avere prove inconfutabili sul fatto che il Paese avesse testato una bomba atomica nell’Atlantico meridionale nel 1979, assistito da Israele. Tuttavia queste prove non furono mai mostrate né alcun dettaglio fu mai rivelato.
Anche i sospetti sugli altri Paesi, come Francia, Unione Sovietica, Cine e India non furono confermati visto che in quel periodo non avrebbero alcun interesse ad effettuare test nucleari in quell’area o a tenerli nascosti
Al netto di mitomani e complottisti, ancora oggi non è stato chiarito cosa è veramente successo, anche se la pista del guasto nel satellite appare la più probabile nonostante sia la meno suggestiva.
L’incidente Vela, oltre a decine di teorie cospirazioniste che infestano il web e i social, ha anche ispirato due romanzi di successo: “The Last War” di Abe Ariel pubblicato nel 1988 e “Moby and Ahab on a Plutonium Sea: The Novel Which Ended the Cold War” di Scott E. Douglas pubblicato nel 2005.