di Emilia Esini
Chi ci segue sa già che stiamo seguendo l’evoluzione del laboratorio teatrale Amunì, vincitore del bando MirgArti 2017 e 2018, che anche quest’anno impegna giornalmente ragazzi di diversa provenienza, chiamati a esercitarsi nella recitazione allo Spazio Franco, negli spazi delle ex Officine Ducrot. A seguirli nel loro percorso di formazione e preparazione ci sono professionisti dei mestieri dello spettacolo, membri dell’associazione Babel Crew, ed in particolare il presidente e regista Giuseppe Provinzano.
Dopo la chiacchierata con Bandiougou e Hajar, i due ragazzi protagonisti dello spettacolo Volver, il cui debutto è in programma il prossimo giovedì 5 luglio alle ore 21.00 (in replica venerdì 6 alla stessa ora), abbiamo incontrato anche Giuseppe che ci ha raccontato come sia venuto alla luce Amunì e come il progetto sia cresciuto nel corso degli anni.
Amunì nasce dalla volontà di valorizzare la funzione sociale del teatro: “Per me il teatro è un atto politico e sociale, non è soltanto intrattenimento, ma deve cercare di fare anche altro” – spiega Giuseppe. Il bando MigrArti, emanato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che Amunì ha vinto nella sua ultima edizione, guadagnandosi il primo posto tra tutti i progetti presentati, ha fornito l’opportunità di concretizzare questa visione del teatro e di formare una compagnia teatrale multietnica.
Ma i ragazzi di Amunì puntano in alto e le loro aspirazioni vanno oltre il bando: “Non è soltanto un’attività di teatro, il tentativo è quello di fare una vera e propria formazione. Non soltanto mediazione o integrazione culturale, dunque. Credo che questa sia un’altra caratteristica del progetto Amunì, oltre alla continuità, che lo rende un progetto diverso rispetto ad altri di teatro sociale… Per come nasce, per com’è concepito e per come si proietta in avanti è una vera e propria scuola, una formazione” – chiarisce Giuseppe – “e per diventare attori – spiega – ci vogliono impegno e costanza”. “Il laboratorio si svolge ogni giorno dal lunedì al sabato, 4 ore al giorno. Poi iniziamo le prove, c’è un mese in cui la prima settimana facciamo 5 ore, la seconda 6, la terza 7 e l’ultima 8… Insomma un percorso professionale!”
Forse perché dà ai ragazzi l’opportunità di salire sul palco e di esprimere quello che altrimenti rimarrebbe inespresso, forse perché li sprona a formarsi e a fare del teatro il loro mestiere “da un punto di vista artistico e professionale per coloro che ci lavorano, Amunì è un progetto speciale” – dice con orgoglio Giuseppe. “L’altro giorno mi è stato chiesto di chi fosse il progetto Amunì, ho risposto che se noi ci poniamo l’obiettivo a lungo termine che questa possa diventare una compagnia, il progetto Amunì è dei ragazzi, non è mio.”