Non hanno armi a bordo, non hanno intenzioni ostili e in stiva trasportano medicinali e attrezzature mediche. Eppure per la marina israeliana la Marianne e il suo equipaggio sono una minaccia. L’imbarcazione svedese è arrivata ieri pomeriggio al porticciolo della Cala di Palermo per una sosta di due giorni. Ad accogliere l’equipaggio tanti sorrisi, cori e bandiere della Palestina. “Le forze armate israeliane hanno paura di perdere il controllo, se ci lasciano passare allora possono arrivare anche altre imbarcazioni”, ci dice appena sceso dalla sala comandi della Marianne il finlandese Wellu Koivistu. Si perché la rotta della Marianne – che fa parte della coalizione della Freedom Flotilla 3 – è puntata verso la Striscia di Gaza, dove dal 2009 Israele ha istituito un blocco navale. Il blocco “impedisce in modo grave la possibilità di importare ed esportare merce e di viaggiare fuori e dentro il paese. Nega l’accesso ai terreni agricoli ed agli spazi per pescare”, si legge sul sito italiano della Freedom Flotilla Coalition. L’obiettivo della Marianne – e delle altre imbarcazioni della flotta – è quello di tenere costantemente alta l’attenzione sulle restrizioni imposte al popolo palestinese e sulle contraddizioni politiche di uno scenario complesso come quello della Striscia di Gaza. Due giorni di incontri e dibattiti per ribadire un concetto che ieri – durante l’attesa della nave – qualcuno tra la folla ha sintetizzato così: “Alla fine la Palestina non è così lontana”.