“Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune”. Inizia così la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino approvata il 26 agosto 1789, esattamente 227 anni fa.
Il testo giuridico fu elaborato durante la Rivoluzione francese ed è composto da 17 articoli in cui vengono elencati tutti i diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino.
A redigere il testo fu, su incarico dell’Assemblea Nazionale, una speciale Commissione composta da cinque membri. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino avrebbe dovuto costituire il preambolo alla nuova costituzione che avrebbe segnato il passaggio della Francia da una monarchia assoluta ad una costituzionale. Al tempo, infatti, l’idea di un Repubblica era ancora lontana.
La base di lavoro fu un testo proposto dal marchese de La Fayette, il progetto della Dichiarazione venne discusso in Assemblea per una settimana prima del via libera del 26 agosto 1789. Il testo sarebbe poi stato accettato dal re Luigi XVI il successivo 5 ottobre per essere quindi inserito come preambolo nella Carta costituzionale del 1791.
Erano passate solo 43 giorni dalla presa della Bastiglia e la Dichiarazione portò ad una trasformazione radicale della società come mai era accaduto nei secoli precedenti.
Il forte valore, non solo giuridico ma anche storico e culturale, della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino è confermato dal fatto che gran parte del contenuto della Dichiarazione sarebbe confluito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Non solo, il testo nato dalla Rivoluzione francese ha ispirato numerose carte costituzionali che ancora oggi sono in vigore e che si fondano proprio su questi principi.
Leggendo i vari articoli, ci si può accorgere di come nella Dichiarazione si ritrovino tutti elementi di diritto che ormai vengono dati per scontati, eppure a quel tempo non era assolutamente così.
Sembra assurdo pensare che oggi qualcuno possa mettere in discussione anche solo uno dei principi sanciti dalla Dichiarazione ma anche questo accade. Si potrebbero fare tanti esempi: basti pensare alla difficoltà emerse, in Italia, nella strada per emanare una legge sul reato di tortura che, anche se non citato espressamente, era previsto già dall’articolo 9 della Dichiarazione che recita: “Presumendosi innocente ogni uomo sino a quando non sia stato dichiarato colpevole, se si ritiene indispensabile arrestarlo, ogni rigore non necessario per assicurarsi della sua persona deve essere severamente represso dalla Legge”.
Tutti i 17 articoli della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino evidenziano come uomini vissuti più di 200 anni fa si dimostrarono di gran lunga più lungimiranti di alcuni soggetti politici di oggi che, in nome di non si sa quale valore, vorrebbero mettere in discussione quanto conquistato due secoli fa e che è la pietra angolare della nostra civiltà e della concezione attuale di democrazia e diritti civili.