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Enrico Mattei

Sono passati esattamente 54 anni dalla misteriosa morte di Enrico Mattei, avvenuta per un incidente aereo il 27 ottobre 1962.

Figlio di un carabiniere, Mattei nacque nel 1906 ad Acqualagna, nelle Marche. Durante la seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza, diventandone uno dei principali esponenti della componente centrista. Nel 1945 fu nominato commissario liquidatore dell’Agip.

Disattendendo il mandato conferito, egli fece della grande azienda di Stato una delle maggiori multinazionali del petrolio. Mattei fece dell’ENI (così ribattezzata nel 1952) anche un centro d’influenza politica, attraverso la proprietà di media quali il quotidiano “Il Giorno” e finanziamenti ai partiti. Fu sempre vicino alla sinistra democristiana ed ebbe una grande influenza nella vita politica italiana.

Proprio al settore petrolifero sono legate le sue vicende più controverse. I rapporti con le maggiori compagnie del settore, specie americane che detenevano il monopolio in Europa, erano tesi proprio per la sua opposizione alle politiche delle grandi multinazionali.

Mattei studiò a fondo i comportamenti commerciali delle principali compagnie del settore e decise che in fondo non gli mancava nulla per gettarsi nella competizione sul mercato dell’approvvigionamento. Egli cercò quindi di far entrare l’Agip nel “Consorzio per l’Iran“, il cartello delle sette principali compagnie, creato per far tornare sui mercati il petrolio iraniano, l’Agip avrebbe così ottenuto quell’accesso diretto alla materia prima che le mancava, ma la richiesta di Mattei fu respinta.

Enrico Mattei e l’indipendenza petrolifera

Se le concorrenti si erano riunite in un cartello, che Mattei battezzò delle “sette sorelle”, l’Eni poteva però muoversi da indipendente, cercando nuovi accordi e nuove alleanze commerciali. Proprio seguendo questa linea, Mattei allacciò rapporti con Paesi africani e arabi accrescendo la sua popolarità in questi luoghi.

Il successo dell’azione politica di Mattei nei confronti di questi, usciti dall’esperienza coloniale, derivò proprio dalla coraggiosa e inaspettata rottura delle regole petrolifere operata con una migliore ripartizione delle royalties proposta nel 1956 all’Egitto e nel 1957 all’Iran.

Due furono gli elementi essenziali di cui si avvalse con grande abilità negoziale. Il primo fu che l’Agip non veniva percepita dai governi e dai popoli dei Paesi emergenti come l’azienda di un Paese ex-coloniale. Il secondo, invece, fu un elemento soggettivo in quanto Mattei riuscì, nel giro di pochi anni, ad avviare rapporti di personale amicizia con i tanti capi di Stato che presero il potere negli Stati arabi e africani al termine della colonizzazione nel secondo dopoguerra.

Celebri le sue amicizie con, tra gli altri, il Re del Marocco Mohammed V, i tre grandi capi dell’Africa mediterranea (l’egiziano Gamal Abd el-Nasser, il tunisino Habib Bourguiba, l’algerino Ahmed Ben Bella) e lo Sci° di Persia Reza Pahlavi che Mattei incontro varie volte a Roma e a Metanopoli.

Mattei: la morte e i misteri

Proprio durante uno dei tanti viaggi di lavoro, il 27 ottobre del 1962, l’aereo con cui Mattei stava tornando a Milano, precipitò nelle campagne di Bascapè, un piccolo paese in provincia di Pavia, mentre durante un violento temporale era in avvicinamento all’aeroporto di Linate. Oltre Mattei, rimasero uccise anche il pilota Irnerio Bertuzzi e lo statunitense William McHale, giornalista della testata Time–Life, incaricato di scrivere un articolo su Mattei. Secondo alcuni testimoni, che però in seguito ritrattarono, l’aereo sarebbe esploso in volo.

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Il relitto dell’aereo di Mattei sul luogo dello schianto

Subito vi furono ipotesi di attentato ma la prima indagine, condotta dalla Procura di Pavia, si chiuse con l’archiviazione perché “il fatto non sussiste”.

Nel 1997 il caso fu riaperto a seguito del ritrovamento di reperti che potevano essere analizzati con nuove tecnologie. A seguito delle nuove indagini si arrivò alla conclusione che l’aereo fu abbattuto con un ordigno, ma fu impossibile scoprire mandanti ed esecutori.

Varie ipotesi furono fatte proprio su questo aspetto. Importante sottolineare come l’incidente di Bascapé impedì di perfezionare un accordo di produzione con l’Algeria, cosa che sicuramente andava in contrasto con gli interessi delle sette sorelle. Inoltre, alcune delle persone che ebbero a che fare con l’inchiesta sulla morte di Mattei morirono in circostanze misteriose. Una su tutte il giornalista Mauro De Mauro.

Il giornalista avrebbe dovuto incontrare Francesco Rosi per consegnargli del materiale sulla morte del presidente dell’ENI. Pochissimo prima dell’incontro previsto con Rosi, De Mauro (che aveva lavorato anche a “Il Giorno”) scomparve nel nulla. Considerato un delitto di mafia, il caso De Mauro è riemerso in tempi recenti a seguito delle dichiarazioni di Tommaso Buscetta, il quale lo poneva in collegamento con la morte di Mattei e suggeriva che anche l’incidente di Bascapé fosse stato un favore reso dalla mafia a ignoti, forse stranieri.

Non solo, una delle ultime opere di Pier Paolo Pasolini fu un romanzo dal titolo “Petrolio”, in cui la figura di Eugenio Cefis, successore di Mattei alla presidenza dell’Eni, veniva messa in discussione. Pasolini si interessò molto alla figura di Mattei,  anche e soprattutto al mistero della sua morte. Il romanzo fu incompiuto a causa dell’omicidio dello scrittore, avvenuto il 2 novembre 1975.

Caso Mattei: tante ipotesi e nessuna verità

Non solo mafia, varie ipotesi, ovviamente, furono fatte anche in relazione al rapporto di Mattei con le sette sorelle già citate, e alle relazioni tra Francia e Algeria che, grazie anche alle azioni del dirigente italiano, potevano favorire il Paese africano.

Dopo tanti anni è ormai lapalissiano che non si scoprirà mai la verità e anche il “Caso Mattei”, si andrà ad aggiungere alla lunga lista di misteri del nostro Paese che vede coinvolte anche altre nazioni.