Sono passati 39 anni da quel tragico 12 maggio del 1977, in cui perse la vita Giorgina Masi, meglio conosciuta con il soprannome di Giorgiana.
Il contesto politico di quegli anni in Italia era a dir poco caldo. Vari scontri tra movimenti di destra e di sinistra si susseguivano quasi quotidianamente coinvolgendo anche, spesso e volentieri, le forze dell’ordine.
Il culmine della tensione si raggiunse il 21 aprile del 1977 quando, in una sparatoria tra agenti di polizia e manifestanti dell’area di Autonomia Operaia, rimase ucciso l’agente Settimio Passamonti.
L’allora Ministro dell’Interno Francesco Cossiga lo stesso giorno prese un provvedimento che vietava tutte le manifestazioni pubbliche fino al 31 maggio. Ed è in questa situazione di instabilità e tensione che si arriva al 12 maggio.
Quel pomeriggio infatti, il Partito Radicale decise di sfidare il divieto organizzando un sit-in in Piazza Navona, la motivazione fu la raccolta di firme per una serie di referendum abrogativi e come una occasione per celebrare i tre anni dalla vittoria nella precedente consultazione sul divorzio.
All’iniziativa si erano uniti anche i simpatizzanti e gli appartenenti a varie formazioni della sinistra extraparlamentare per protestare contro la diminuzione degli spazi di espressione politica e il clima repressivo nei loro confronti. Tra di loro molti membri di Autonomia Operaia, alcuni di questi armati di pistola. Si respirava aria di tensione fin dai primi momenti del sit-in, la scintilla era pronta a scoccare e ci volle poco a scatenare i primi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.
Nella confusione che ne scaturì, Giorgiana, che era in compagnia del fidanzato Gianfranco Papini, venne raggiunta all’addome da un proiettile calibro 22. La studentessa romana, appena 18enne, fu subito trasportata in ospedale ma i medici ne poterono soltanto constatare il decesso. Quello stesso giorno tante altre persone rimasero ferite negli scontri.
Come purtroppo spesso accade in episodi del genere, le indagini furono confusionarie, e le conclusioni mai accertate del tutto. Cossiga affermò che si trattava di “fuoco amico”, dando la responsabilità alle frange più estremiste presenti alla manifestazione; dall’altro lato si diede la colpa alle forze dell’ordine che, si disse, erano presenti anche con agenti in borghese infiltrati tra i manifestanti.
Negli anni l’eco dell’accaduto non si è mai fermato, portando alla riapertura delle indagini nel 1998, anche queste conclusesi senza risultati soddisfacenti.
Le dichiarazioni stesse rilasciate negli anni successivi da Cossiga non chiarirono mai del tutto l’accaduto e soprattutto chi sia stato a sparare il colpo mortale, inoltre sono sempre cadute nel vuoto le richieste, fatte più volte nel tempo da diversi parlamentari, dell’istituzione di una Commissione d’inchiesta parlamentare sui fatti.
L’unica cosa certa è che Giorgina Masi perse la vita e che questo avvenimento si aggiunge tristemente ai tanti misteri irrisolti della storia del nostro Paese.