Fino al 4 Ottobre i Cantieri Culturali alla Zisa, all’interno del padiglione 17, ospiteranno la mostra fotografica dal titolo “Multiculturalità oltre i sensi” della fotoreporter Viviana Corvaia. Un percorso per immagini (e non solo) sulla vita delle diverse comunità etniche che si sono stanziate, nel corso degli anni, a Palermo. La mostra, come sottolinea già nel suo titolo, vuole andare oltre il limite sensoriale, sdoganando per quanto possibile la fotografia dal monopolio visivo e aprendone la fruizione anche ai non vedenti e agli ipovedenti. Il percorso prevede un’intera sezione con descrizioni in Braille, con l’obiettivo di far vivere l’emozione dell’immagine anche a chi non può attraverso la vista.
Tra feste, tradizioni, culti e momenti di aggregazione, Viviana ha intrapreso un viaggio che l’ha portata in giro per il mondo senza per questo doversi spostare da Palermo. Mauritius, Senegal, Ghana, Costa D’Avorio.
“Per quanto se ne dica Palermo è una città che accoglie, che sa vivere l’integrazione tra le persone e questa mostra è il risultato di uno studio partito due anni fa e che cresce ancora oggi, giorno dopo giorno, diventando sempre più corposo. Ogni comunità mantiene viva la sua identità, alimenta la propria tradizione, il proprio culto, i propri costumi, le usanze e cerca sempre di aprirsi e di portarle nel territorio in cui si è insediata. In tal modo questo insediamento diventa naturale arricchimento culturale ed è quello di cui si dovrebbe parlare maggiormente in questo momento. Non dovremmo più parlare di emergenza e prendere atto della realtà, che ormai si tratti di un dato di fatto, vivendola quindi con meno ansie, meno paure, con più leggerezza. Questa è la chiave per modificare un po’ il pensiero dominante al momento”
L’autrice è riuscita con sorrisi e dedizione a scardinare le resistenze ed entrare con il suo obiettivo in universi culturali ancora poco esplorati. Lei si dice piacevolmente stupita dall’accoglienza che le hanno riservato questi mondi, dalla semplicità con cui le hanno aperto le porte, “un’accoglienza spontanea, travolgente. Per esempio Emma (protagonista di uno dei reportage di Viviana) l’ho conosciuta chiedendole semplicemente se avessi potuto scattarle qualche fotografia e siamo finite a casa sua, mi ha invitato a pranzo, mi ha offerto un piatto di banane con le cipolle e siamo rimaste insieme tutto il giorno, e non ci conoscevamo, non c’eravamo mai viste prima. Ci siamo conosciute perché lei mi ha aperto le porte del suo mondo, mi ha voluto all’interno della sua vita, anche solo per una giornata. Nel tempo ho anche ricevuto qualche diniego, in fondo una macchina fotografica può generare disagio o timore, ma a parte qualche caso di chiusura totale ho sempre trovato una incredibile predisposizione all’altro, a raccontarsi, ad aprirsi, ad integrarsi”.
La mostra è anche un invito abbastanza esplicito al dialogo e al mantenimento dell’attenzione sull’attuale tema delle migrazioni che stanno interessando il continente europeo, e la Sicilia in primis, in questo momento storico. Viviana ha voluto porre l’accento sul peso e sul dolore che implica emigrare, lasciare casa, affetti e radici per correre alla disperata ricerca di un angolo di pace, di opportunità, di un futuro. “Emigrare è sempre un dolore, è doloroso per chi lascia la Sicilia in cerca di un futuro più roseo, è sicuramente doloroso per queste persone che lasciano la guerra, lasciano situazioni terribili, ma soprattutto lasciano casa. Il dolore di doversi sradicare, di doversi reinventare, un dolore che non affronti per scelta ma più per necessità. Nonostante il dolore loro cercano sempre di integrarsi, cercando nella loro comunità già presente sul territorio una sponda, un aiuto, e spesso trovano un nucleo già predisposto, già pronto ad aiutarli nell’inserimento. Successivamente, a piccoli passi, si aprono anche alla comunità locale, cercando di farsi conoscere, di ritagliarsi un loro spazio nelle dinamiche territoriali”.
Lanciarsi alla volta di un viaggio così intimo, di un cammino dentro le vite degli altri porta un inevitabile cambiamento, personale ben oltre che professionale. Ti obbliga a guardarti dentro, a porti domande, forse anche a rivalutare certe convinzioni, così come ci conferma anche Viviana: “Questo percorso mi ha regalato tanto, adesso mi faccio un bagno di umiltà ogni mattina, al risveglio, rendendomi conto del valore e dell’importanza di ciò che ho e delle opportunità che ho a casa mia, a portata di mano, tutte quelle chance che la vita mi offre, che vanno ben aldilà dell’arricchimento professionale”