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A 78 anni dal Manifesto della razza maghwebIl 15 luglio 1938, 78 anni fa, veniva pubblicato il “Manifesto degli scienziati razzisti”, noto anche come Manifesto della razza, che ebbe un ruolo fondamentale nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali.

Il manifesto, dal titolo “Il Fascismo e i problemi della razza” venne pubblicato sul “Giornale d’Italia”. Era diviso in dieci punti ed era introdotto da un breve sommario in cui si spiegava che un gruppo di scienziati, professori e intellettuali fascisti, insieme al Ministero per la cultura popolare (il famigerato “MinCulPop”), aveva redatto il documento per chiarire qual era la posizione del fascismo nei confronti della questione razziale.

La prima edizione fu pubblicata in forma anonima, ma nel successivo mese di agosto venne nuovamente pubblicato, sulla rivista “La difesa della razza” con la firma di 10 scienziati. In realtà si scoprì successivamente che nessuno degli scienziati fu interpellato prima della pubblicazione, ad ogni modo soltanto due di loro, il fisiologo Sabato Visco e il patologo Nicola Pende, protestarono per essere stati associati al testo.

Per avere contezza di quali erano le idee di cui Manifesto si faceva portavoce, i 10 punti che lo costituivano possono essere così riassunti:

  1. Le razze umane esistono.
  2. Esistono grandi razze e piccole razze.
  3. Il concetto di razza è concetto puramente biologico.
  4. La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana.
  5. L’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici è una leggenda.
  6. Esiste ormai una “pura razza italiana”.
  7. È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti.
  8. È necessario fare una netta distinzione tra i mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte e gli orientali e gli africani dall’altra.
  9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana.
  10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in nessun modo.

Guido Landra, uno dei firmatari e assistente di antropologia dell’università di Roma, fu l’autore materiale del Manifesto. Benito Mussolini ebbe una parte importante nel deciderne i contenuti e confidò al ministro degli Esteri, nonché suo genero, Galeazzo Ciano che la gran parte del manifesto l’aveva scritta direttamente lui.

In rete si trovano numerosi elenchi di aderenti al manifesto, il più famoso dei quali include più di 300 nomi tra cui quelli di Giorgio Guareschi, Amintore Fanfani e Giorgio Bocca.

Si tratta però di un falso storico. Non esistono infatti documenti che certifichino l’esistenza all’epoca di “elenchi di aderenti” al Manifesto e difficilmente ci sarebbe stata la necessità di qualcosa di simile.

Il Manifesto della razza non era una proposta di un gruppo di intellettuali indipendenti, ma il documento ufficiale del Partito Fascista con cui comunicava le sue posizioni sulle questioni razziali, che sarebbero state messe in pratica con una serie di leggi nei mesi successivi.

Poco meno di due mesi dopo la pubblicazione del Manifesto della razza, il 5 settembre 1938, venne pubblicato il Regio Decreto Legge numero 1390, la prima delle leggi razziali italiane. Seguirono altri decreti nei mesi successivi fino al punto in cui vennero vietati i matrimoni misti con i non italiani, mentre agli ebrei venne vietato di insegnare o di frequentare scuole insieme agli italiani. A tutti i non italiani, in pochi mesi, vennero negati quasi completamente i diritti politici e poi quelli civili.