Sono passati esattamente 33 anni dal viaggio in URSS della studentessa statunitense Samantha Smith, su invito dell’allora Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico Jurij Andropov.
Ma chi era Samantha Smith? E perché il suo viaggio è entrato nella storia?
Samantha nel 1982 era una studentessa di 10 anni del Maine, negli USA, che in piena Guerra Fredda scrisse una lettera ad Andropov chiedendogli di evitare una guerra nucleare tra Unione Sovietica e Stati Uniti.
Quell’anno Andropov prese il posto di Leonid Breznev alla guida dell’Unione Sovietica. I quotidiani e le riviste statunitensi diedero la notizia con una serie di articoli molto critici e preoccupati. Samantha ne lesse uno sul settimanale Time e chiese alla madre perché, se tutti vivevano nel timore di una nuova guerra, almeno lei non avesse pensato di mandare una lettera a Andropov per chiedergli che intenzioni avesse.
La madre le suggerì di farlo personalmente e la bambina non esitò. Così Samantha scrisse realmente al leader sovietico. La sua lettera non ricevette risposta, ma fu pubblicata sul giornale Pravda, l’organo ufficiale del regime. Samantha era però una bambina combattiva e scrisse una nuova lettera. Stavolta Andropov rispose, e addirittura invitò la giovane americana e la sua famiglia a visitare l’Unione Sovietica.
Il 7 luglio 1983 Samantha partì per l’URSS con i suoi genitori e ci restò per due settimane, ospite di Andropov, seguita da un codazzo di giornalisti e fotografi. Visitò Mosca, Leningrado e trascorse del tempo anche ad Artek, nell’attuale Ucraina, uno dei principali campeggi del Paese. Parlando a una conferenza stampa a Mosca, dichiarò che i russi erano “proprio come noi”. Qualche anno dopo, per raccontare il suo viaggio, scrisse un libro intitolato “Journey to the Soviet Union”.
Quando tornò negli Stati Uniti, il 22 luglio, Samantha Smith era molto popolare. Fu accolta e celebrata come la più giovane ambasciatrice d’America. La sua popolarità non si spense e l’anno dopo fu invitata in Giappone e parlò al “Simposio Internazionale della Gioventù”, proponendo che i leader sovietici e americani si scambiassero i figli per due settimane all’anno spiegando che un Presidente, testuali parole, “non avrebbe mai voluto inviare una bomba a un Paese in cui è in visita la propria figlia”.
Samantha Smith fu anche la protagonista di uno speciale per bambini sulla politica voluto dalla Disney, in cui intervistò numerosi candidati alla presidenza delle elezioni politiche del 1984, tra cui Jesse Jackson. Nel 1985 recitò con Robert Wagner in una serie televisiva di grande successo, Lime Street.
Purtroppo questa storia ha però un finale tragico: nell’agosto del 1985 l’aereo su cui viaggiava la bambina mancò la pista dell’aeroporto regionale Lewiston-Auburn nel Maine e si schiantò. Nessuna delle persone a bordo sopravvisse. Morirono due membri dell’equipaggio e sei passeggeri, tra i quali Samantha e suo padre.
Sulla causa dell’incidente furono fatte molte supposizioni, fino ad arrivare a sospettare di un complotto della CIA o del KGB. Fu aperta un’inchiesta e il rapporto ufficiale venne reso pubblico: “l’angolazione di volo relativamente ripida dell’aereo, l’altitudine e la velocità al momento dell’impatto, hanno precluso agli occupanti dell’aereo la possibilità di sopravvivere all’incidente”.
Al funerale, che si svolse nel suo Maine, ad Augusta, presenziarono circa mille persone, compreso un funzionario dell’ambasciata sovietica a Washington, che lesse un messaggio personale di condoglianze da parte di Mikhail Gorbaciov in cui si parlava di Samantha come di un simbolo di pace e amicizia fra i due popoli.
L’URSS quell’anno le dedicò anche un francobollo commemorativo ma, curiosamente, alla cerimonia non partecipò invece alcun rappresentante del governo statunitense. L’attività di promozione della pace di Samantha e la sua vicinanza ai sovietici furono infatti molto criticate dai conservatori americani e dagli anticomunisti, che la accusavano di propaganda. Anche se non erano gli anni ’50 con la “caccia alle streghe” maccartiana contro i comunisti, la minaccia sovietica era fortemente sentita nel Paese e questo clima non risparmiò nemmeno una bambina.
Lo stato del Maine, ad ogni modo, fece costruire una statua in suo onore e la madre fondò la “Samantha Smith Foundation”, per favorire viaggi e scambi culturali tra studenti di Stati Uniti e Unione Sovietica.
La vicenda di Samantha Smith ottenne grande risalto tra i media americani e la bambina fu intervistata da diverse televisioni. Qui potete vedere una di queste interviste: