Era la sera del 9 novembre 1989 quando a Berlino Est decine di migliaia di berlinesi si riversarono a ridosso del Muro,che divideva la città da 28 anni, chiedendo di oltrepassare le frontiere. Fu così che nel giro di poche ore non solo migliaia di berlinesi si ritrovarono a Ovest accolti da una folla gaudente, ma si incominciò ad abbattere il Muro.
A rendere tutto ancora più surreale, se non bastasse l’insolita calma della manifestazione, il fatto che la caduta del Muro avvenne per un’incomprensione durante una conferenza stampa del Governo tedesco-orientale. Già da qualche mese alcuni Paesi comunisti confinati con l’Ovest, quali Ungheria e Cecoslovacchia, avevano deciso di aprire le frontiere, permettendo in questo modo ai loro cittadini, ma anche a quelli appartenenti al blocco sovietico, di varcare la Cortina di Ferro e andare in Occidente, una “triangolazione” che di fatto rendeva inefficace il Muro. Aggiungendo a questo le crescenti proteste in Germania Est è facile capire come alto fosse il pressing su Berlino Est per abbattere il Muro. Il Politburo, di conseguenza, in una riunione del pomeriggio del 9 novembre 1989 decise di revocare il divieto di espatrio per i propri cittadini, senza però specificare né quando né come. Pochi minuti dopo fu indetta una conferenza stampa, a parlare fu il ministro della Propaganda Günter Schabowski il quale però non sapeva quando effettivamente sarebbero state aperte le frontiere e fu allora che, colto di sorpresa da una domanda del corrispondete ANSA Riccardo Ehrman, disse in diretta TV che le nuove regole erano immediatamente esecutive. La totalità degli ascoltatori avevano inteso quelle parole come un via libera. Dopo quasi trent’anni di prigionia, i berlinesi si presentarono in massa ai check point per oltrepassarli; i soldati di guardia, che però non avevano avuto alcuna direttiva, fortunatamente decisero autonomamente di lasciare passare le persone senza sparare. E così, grazie ad un fraintendimento, il muro fu abbattuto.
Oggi, 26 anni dopo quella notte, l’Europa sembra aver perso lo spirito di unità che a cavallo tra anni ’80 e ’90 raggiunse il suo apice, mentre nelle cancellerie di mezzo mondo si celebrerà la ritrovata libertà per i popoli dell’est Europa, poco più a sud, tra Ungheria e Serbia, Ungheria e Croazia, Croazia e Slovenia nuovi muri vengono costruiti, questa volta non per tenere dentro chi cerca la libertà ma per tenere fuori chi cerca la pace.